Non ci sono cani sbagliati
Non ci sono cani sbagliati, ci sono cani non capiti, non apprezzati o che sono nel posto sbagliato.
Capirli, fornire loro la soddisfazione dei loro bisogni, cercare di aumentare la loro resilienza o adattabilità o fornirgli un ambiente più consono a loro è il compito in primis dei proprietari e con l’aiuto degli educatori. Ruolo dell’educatore dovrebbe essere quello di guidare il proprietario a capire, accettare, soddisfare il proprio cane con le abilità e possibilità che l’umano e il cane possiedono. Più che lavorare sul guinzaglio o sull’obbedienza è importante capire di cosa hanno bisogno, quanto il proprietario riesce a fornirglielo, quanto il cane è in grado di imparare un adattamento, comunque soddisfacente, e quanto invece è profondamente disadattativo per loro e quindi doverosamente evitabile. Il sottile equilibrio tra quanto un cane riesce a immagazzinare come nuove esperienze e abilità e quanto un proprietario deve accettare di cambiare qualcosa nella sua vita e quotidianità (o filosofia/convinzioni di vita) sta alla base di una relazione. Il continuo livellamento e negoziazione tra questi due fattori fa crescere la relazione in modo equo, parallelo e esponenziale. Curiosamente, se ci si pensa, la stessa cosa vale per un umano. Quindi lavorare sul proprio cane significa anche imparare a trovare il modo di realizzare se stessi. L’autorealizzazione passa attraverso la consapevolezza e l’espressione di sé e la relazione con gli altri, cani e umani.
Ci sono quindi accoppiamenti di cani che non funzionano, come accoppiamenti di cane/ambiente che non funzionano, abbinamento cane/proprietario che non funzionano. Oppure ci sono accoppiamenti che possono crescere, che hanno margine di lavoro, di crescita insieme mediante un continuo e onesto dialogo a carte scoperte, con i propri bisogni, desideri, limiti dichiarati e consapevoli. Portare cane e proprietario a identificare ciò che si è, ciò che si vuole e ciò che si è disposti a negoziare, cercando una piattaforma di incontro comune, è un lavoro difficile e spesso non capito, perché il concetto di educazione è purtroppo spesso confuso con castrazione/condizionamento/gabbia di doveri o aspettative comportamentali basate sulla necessità di accettazione sociale. Il reale e vero ruolo dell’educazione non è semplicemente saper seguire le regole sociali umane ma riuscire ad esprimere se stessi nonostante quelle. Vedo molti cani che non sanno chi sono. E molti che, per essere chi sono, sono costretti a urlarlo al mondo intero. Riuscire a sentirsi liberi di parlare di sé serenamente senza risposte sociali oppositive è il vero obiettivo.
Spesso alcune piattaforme di negoziazione sono questioni filosofiche irrisolte, dando pure l’opportunità di una crescita personale non indifferente. Ma questo è un altro articolo…